Pallini, in francese si dice “Pois”.
Si usa questo nome solo in Italia e Francia, in tutto il resto del mondo si chiamano Polka Dots, dai costumi della danza cecoslovacca.
In modo semplice si tratta di pallini stampati su tessuto, ma la varietà è talmente ampia da diventare una vera categoria, una specie di argomento con significati differenti.
Ottimismo, senso dello humour, una certa leggerezza e spensieratezza; oppure una dimensione “per bene”, borghese, retro, fino a interpretazioni che sfiorano la banalità.
Fu con Lord Beau Brummel, famoso per i pantaloni lunghi, il blu e per cambiarsi camicia ogni giorno, che il Pois venne usato per la prima volta con discreto successo, e probabilmente, la prima volta da un uomo.
A parte la gonnellina di Minnie, il periodo dopo la seconda guerra mondiale , e il fatto che si può stampare un tessuto usando un solo colore, quindi un certo risparmio nelle tecniche di stampa, il pois ha la sua vera affermazione negli anni ‘50.
Una certa prosperità, e l’dea di felicità e spensieratezza favorisce l’uso di tessuti decorati con polka dots. Le giocose gonne a ruota nei college Usa. Le bluse avorio con piccoli pois, fiocco e spilla a barboncino. Il tubino di Marylin nel film del ‘55 “Quando la moglie è in vacanza”. Portandoci più avanti: i pois di Audrey Hepburn, i pantaloni a sigaretta di Brigitte Bardot, il vestito a balze di Jane Birkin, e svariate versioni di Twiggy.
Gli anni ottanta insieme a ottimismo e una nuova crescita economica portano novità. Le nuove icone sono modelle. Se Kate Moss non ama i pois, di lei si trovano pochissime immagini con questa fantasia, ci pensa Linda Evangelista, Christy Turlington e Naomi Campbell con muta di cani dalmata abbinata. Anche Madonna ha una discreta parte in questa storia e se Sarah Jessica Parker li ama moltissimo noi ne salviamo solo un outfit, ampia gonna rossa a pois neri.
In epoca recente posso citare solo quello che amo di più, a partire dalla citazione di
Marc Jacobs:”There is hever a wrong time for a polka dots!”.
Una delle sue collezioni più rappresentative per i pois Fall Winter 2016.
Poi Comme de Garçons che fa dei pois una proprietà privata, con estensioni nella linea Play e colab con Converse. E Prada, con pois fatti di specchi, collezione Spring 1999, praticamente un altra epoca, andate a cercarla ne vale la pena.
In arte Yayoi Kusama, che da tutta la vita disegna e segna con pois ogni cosa come una specie di gesto terapeutico.
È Damien Hirst, invece, ne ha fatto “un modo per immortalare la gioia del colore”, così dice, ma non bisogna chiamarli pois o pallini, si dice: spot painting!
Inserisco delle references di street style che trovo interessanti e una curiosità, il più grande pois che ho trovato è nella collezione di Dries Van Noten , uno solo, verde su campo nero!
In definitiva la sensazione che da una stampa polka dots senza l’aiuto di spunti stimolanti è quella di una discreta noia, fortunatamente con le migliori intenzioni, una particolare fissazione e una creatività viva si possono ancora ottenere risultati interessanti, almeno provarci! Buon pois a tutti!
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