Non mi chiedo se è una bella stampa o un bel disegno, seguo un processo di lavoro e attendo il risultato. Cerco esplorazioni più profonde meglio se mai utilizzate.
Combino argomenti diversi nella convinzione che giocare con gli elementi possa dare risultati mai visti.
È proprio il mai visto che mi interessa, insieme a una certa “arie du temps”.
La maggior parte dei miei disegni sono manuali, con molte tecniche insieme, devo arrivare alla fine del disegno per capire se il risultato è riuscito.
Un disegno manuale non prevede correzioni, non si può cambiare idea o tornare indietro come nel disegno digitale, ed è proprio questa instabilità che costringe a una concentrazione più vivace e porta a soluzioni formali inaspettate.
Non si disegna in manuale solo per la bellezza della linea o per maggior realismo della texture. La parte più interessante è la sorpresa, il divertimento di lavorare e arrivare a un risultato riuscito, oppure fallire.
Fin dall’inizio, in una nuova collezione di disegni, ho in mente quale sarà la tipologia di abbigliamento su cui verrà stampato, (background da fashion designer) o il carattere della persona che lo indosserà, quale può essere l’uso migliore, se per uomo, donna, genderless, home decor, che tipo di stile e su quale base tessuto lo vedo stampato. Del risultato finale, invece, ne ho una vaghissima idea, sarà una sorpresa.
L’oggettivamente bello non è più in discussione. Ho visto meraviglie di disegni sui peggiori pezzi di fast fashion e visto drammatiche stampe prendere vita su vestiti da: “lo voglio adesso”. (A chi chiede posso fare i nomi). È sempre del fashion designer il merito e anche la colpa, pensano alcuni.
Quello che deve avere una stampa per tessuto è farmi capire che chi la indossa ha pensato, che c’è una sicurezza limpida nella percezione di sè. Deve essere chiaro che è stata scelta perché così mi sento e così sono. Una stampa che semplicemente da “gioia” non basta più.
Monica Bonzano Designer
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